Ho letto questo articolo , a parere mio molto interessante, e avendo poco tempo posso solo copiarlo e ridarlo a... chi legge, a voi o semplicemente ricordarmelo magari la prossima volta quando mi servirà rileggerlo.
Il blog è "Le vere origini di Halloween" che ringrazio...
Halloween in Italia c'è sempre stata, solo che ce ne siamo dimenticati in seguito ad alcuni fatti storico-sociali.
Ma facciamo un passo indietro.
Halloween deriva dalla frase
"All Hallows Eve" che tradotta significa "Notte di tutti gli
spiriti sacri", dove spiriti sacri indicava i defunti e più in generale gli spiriti ultraterreni che popolavano le leggende, e non i santi
cattolici come spesso sentiamo dire. Seppur trattandosi di un termine tardo
nato in epoca cristiana[1], esso faceva riferimento alla notte
in cui anticamente i Celti celebravano i propri antenati, ovvero normali
persone defunte e passate, per così dire, "al di là" della vita
terrena. La comunione con l'idea cristiana arrivò molto lentamente fino a
prenderne il posto che occupa oggi, ma per molto tempo Halloween è stata - e
in molti luoghi ancora è - la festa cristiana del mondo anglosassone.
Halloween, come ormai tutti dovrebbero sapere, proviene
dall'antica festa irlandese chiamata Samhain (da sam fuin = fine dell'estate), una ricorrenza stagionale che
segnava
l'arrivo dell'inverno e la transumanza del bestiame. Samhain segnava
dunque il
capodanno celtico e l'arrivo dell'inverno - ovvero della stagione morta -
che, per associazione di idee, si trasformò in un momento in cui
ricordare i propri cari
passati a miglior vita.
Tra gli antichi Romani c'erano diverse feste dedicate alla
commemorazione funebre disseminate durante l'anno, ma naturalmente in autunno
si concentravano per numero e per concetto spirituale. Il 5 e il 6 ottobre si
celebrava il Mundus Patet e il Dies Ater. Il primo contemplava l'apertura di
una fossa nella terra che metteva in comunicazione con il mondo dei morti. La
seconda era semplicemente un giorno dedicato ai Manes, le anime dei defunti,
che in alcuni casi venivano identificati con le divinità dell'Oltretomba.
Invece alla fine di ottobre, più precisamente il 29, si onorava Vertumno, dio
del mutamento stagionale e associato alla maturazione dei frutti autunnali in
virtù del suo legame ierogamico con Pomona, dea dei frutti celebrata tra settembre
e ottobre in occasione del raccolto degli ulivi. Ed è quest'ultimo evento che
andò a fondersi con il Samhain celtico, infatti nel corso dei secoli gli scambi
commerciali e culturali con i Celti favorirono la fusione di queste festività.
Le tradizioni funebri, come tutte le tradizioni pagane
antiche, non persero mai appeal sulla popolazione che anno dopo anno le
onorava
con la stessa devozione di sempre. La Chiesa, che aveva tollerato per
secoli
queste manifestazioni, a un certo punto decise di prendere provvedimenti
e nell'anno 738, Papa Gregorio III fece appositamente spostare festa
dei Santi dal 13 maggio
al 1° novembre per sovrapporla a quella pagana. Tuttavia i rituali, i
travestimenti, i falò, i lumini e le offerte di cibo continuarono per
molto
tempo, poiché la popolazione era legata ad essi da secoli e non aveva
alcuna
intenzione di rinunciarvi. Fu così che nel X secolo la Chiesa aggiunse
anche la
"Festa dei Morti" al 2 novembre: una festa dedicata ai morti terreni
che in qualche modo andava a giustificare e tollerare gli antichi
rituali
pagani ancora in auge.
A partire dal 1600, grazie al colonialismo britannico, la
festa di Samhain/Halloween fu esportata nel "Nuovo Mondo" e in
quell'ambiente, così lontano dall'Europa e dalla Chiesa, si evolse per
proprio conto. I coloni però non trovarono le rape che erano soliti intagliare
per porvi il lumino al loro interno, così utilizzarono le zucche che invece abbondavano in Nord America.
(Foto a sinistra: una tradizionale rapa irlandese di Halloween in mostra nel Museo della Civiltà Contadina, Irlanda)
E così arriviamo ai primi decenni del '900, quando in molte
parti d'Italia i festeggiamenti a cavallo tra il 31 ottobre e il 2 novembre
ricalcavano ancora fedelmente gli antichi usi pagani: zucche intagliate,
bambini travestiti che andavano a chiedere i dolcetti porta a porta, le anime
dei morti che portavano doni ai più piccini e via dicendo. Insomma non era
cambiato nulla.
Solo una cosa era cambiata: il nome. A causa della
frammentarietà regionale che da sempre caratterizza l'Italia, ogni regione
chiamava Halloween in maniera diversa. Ancora oggi troviamo Is Animeddas e Su
Mortu Mortu in Sardegna e la Notte delle Lumere (le zucche con il lumino) in
Sicilia e in Lombardia. Anche la comunione con i defunti attraverso l'offerta di cibo non è
cambiata così abbiamo le Ossa dei Morti e il Pane dei Morti in Umbria,
Marche, Lombardia e Veneto; in Piemonte si aggiunge un posto a tavola per gli
spiriti; in Liguria i bimbi ricevono un dolcetto chiamato il Ben dei Morti; in
alcuni paesini della Calabria si imbandisce un piccolo banchetto accanto alle
tombe dei defunti, proprio come facevano gli Etruschi. A Manfredonia qualcuno ancora
appende al muro la cosiddetta "Calza dei Morti" che nella notte
tra il 1° e il 2 novembre viene riempita di dolci per i più
piccoli.
In alcune regioni i nonni raccontano che da bambini si
travestivano da fantasmi per spaventare i passanti e intagliavano le zucche con
facce mostruose.
"Mio
padre si ricorda che, da bambino, quando viveva in Brianza, era in uso
intagliare delle zucche arancioni per inserirvi delle candele accese sul
fondo, da portare in giro di notte per spaventare i passanti. Queste
zucche si chiamavano "Lumere".
Lui, con i suoi amici, si appostava di notte, accanto al cimitero per spaventare le vecchiette. Poi andavano di casa in casa a chiedere del cibo come noci, nocciole, castagne e in cambio assicuravano di non procurare nessuno scherzo: in caso contrario, lasciavamo un sacchetto di carta pieno di letame. Era anche usanza lasciare sul davanzale delle finestre, una ciotola di latte, un bicchiere di vino rosso e del cibo (solitamente castagne), per le Anime dei propri cari. Il dolce tipico di questo periodo conosciutissimo in Lombardia è il “pan dei morti”, o più comunemente conosciuto come «òss di mòrt»." - Testimonianza di Elena Paredi, nostra lettrice.
Lui, con i suoi amici, si appostava di notte, accanto al cimitero per spaventare le vecchiette. Poi andavano di casa in casa a chiedere del cibo come noci, nocciole, castagne e in cambio assicuravano di non procurare nessuno scherzo: in caso contrario, lasciavamo un sacchetto di carta pieno di letame. Era anche usanza lasciare sul davanzale delle finestre, una ciotola di latte, un bicchiere di vino rosso e del cibo (solitamente castagne), per le Anime dei propri cari. Il dolce tipico di questo periodo conosciutissimo in Lombardia è il “pan dei morti”, o più comunemente conosciuto come «òss di mòrt»." - Testimonianza di Elena Paredi, nostra lettrice.
In tutte le regioni c'era una tradizione pagana locale,
ma alcune sono andate irrimediabilmente perdute ed è un vero peccato che molti
Italiani si lamentino di Halloween parlandone in toni sprezzanti come se i loro
nonni non l'avessero mai festeggiata. Se con i film degli anni '80 la nostra
ingenuità ci ha portato a pensare che Halloween fosse una festa tutta
americana, oggi sappiamo bene che le cose stanno diversamente, eppure alcuni
gridano al pericolo culturale come se solo adesso ci trovassimo di fronte a una vera
e propria invasione americana... e tuttavia fanno finta di non ricordarsene ogni
volta che entrano da McDonald. Altri suggeriscono di non festeggiare Halloween
perché abbiamo le "nostre tradizioni", che - a detta loro - sono italiane
a differenza di Halloween. Ciò nondimeno continuano a festeggiare il Natale
addobbando l'albero, facendo regali e comprando il vischio: antichi rituali
anch'essi pagani.
E' chiaro che la confusione regna sovrana e purtroppo la
rete non ha affatto giovato al chiarimento della questione, anzi, se possibile l'ha persino
peggiorata. Nella foto qui accanto leggiamo "Halloween? Meglio Mortu
Mortu! E' Sardo! Fate a meno di imitare ciò che è straniero"[2] il che è assurdo se pensiamo
che la rapa/zucca intagliata è un'eredità irlandese! Quella frase
la dice lunga sul livello di travisamento storico che la festa di
Halloween ha
subito. Ci chiediamo se tutto questo sia dovuto al semplice fatto che il
termine Halloween sia inglese e che se ai tempi avesse trovato una
traduzione univoca comune a tutte le regioni, oggi non staremo qui a
dover fare lezioni di storia a un popolo che ha dimenticato le proprie
radici.
Fatto sta che in
qualche punto della storia, più o meno a partire dal boom economico in poi,
le nostre tradizioni popolari (non solo quelle relative ad Halloween)
hanno
subito l'oblio degli Italiani che dalla vita agricola sono passati in blocco a
quella cittadina, dove i preziosi rituali legati alla terra non facevano
più parte del
vivere quotidiano; e così anche le affascinanti usanze vecchie di millenni sono
state inesorabilmente dimenticate in virtù di Levi's, Topolino, Coca
Cola e altri costumi tutt'altro che italiani.
Alla luce di quanto detto sinora vorremmo concludere con un
pensiero rivolto a chi oggi sostiene che dobbiamo tornare alle origini. Ebbene
il termine "origine" deriva dal latino "or" ovvero nasco e la nascita di qualunque cosa prevede
la combinazione di due parti procreatrici. Nel caso di Halloween sono stati
tanti i genitori che hanno contribuito alla sua venuta al mondo e uno di questi
genitori ha orgogliosi geni italiani. Pensateci la prossima volta che addentate un hamburger sorseggiando una Coca.
NOTE
1
- Sulla presunta "epoca Cristiana" ci sarebbe parecchio da dire perché
in realtà la cristianizzazione che ci insegnano a scuola fu per molti
secoli solo sulla carta. Nel MedioEvo gli unici cristiani erano i nobili
e i ricchi che avevano adottato la "nuova religione" in virtù degli
accordi politici con la Chiesa. La maggior parte della popolazione
rimaneva aggrappata all'antica religione pagana perché più vicina alla
vita quotidiana, meno astratta e sicuramente più legata ai cicli
stagionali su cui si basava il lavoro agricolo. Per molto tempo la gente
attraversò un periodo di sincretismo in cui i santi cattolici si
mescolavano agli dei precristiani. A conti fatti l'Europa cominciò a
convertirsi davvero al Cristianesimo solo quando iniziò l'Inquisizione
con i relativi roghi.
2 - Il termine istroccher significa "prendere in giro" nell'accezione di "fare il verso" perciò, in questo caso, vuol dire scimmiottare, ovvero imitare. La parola istranzu si traduce con "ospite" che in questo caso è riferito allo straniero.
2 - Il termine istroccher significa "prendere in giro" nell'accezione di "fare il verso" perciò, in questo caso, vuol dire scimmiottare, ovvero imitare. La parola istranzu si traduce con "ospite" che in questo caso è riferito allo straniero.
Ringraziamenti
Grazie a Sabrina Ghisu per la traduzione dal sardo all'italiano.
Grazie a Elena Ailinn Paredi per la testimonianza diretta di suo padre.
.
Io andavo a chiedere qualcosa per i morti (A no'nde dades a'sos mortos?! era la frase di rito) la mattina presto, tornavo carico di frutta, dolci, caramelle e prima era usanza anche dare degli spicci. Il tutto mai travestiti o minacciando di fare degli scherzi se non si otteneva nulla (una vecchia del paese era famosa per la sua avarizia, ma nessuno si è mai permesso di fare scherzi o rappresaglie per questo). Il fine era quello di offrire il "raccolto" sulle tombe dei defunti. Questa usanza poi è andata persa e la roba me la pappavo io con somma gioa, sopratutto i melograni!
Piuttosto, è a carnevale che andavamo, vestiti con una tunica nera e una maschera, di casa in casa a farci offrire qualcosa. Chi ospitava i cosiddetti "Domino" cercava di capire chi aveva davanti mentre noi cercavamo di camuffare la voce. Questa usanza avveniva di solito tra sabato e lunedì prima del martedì grasso e vi partecipavano ragazzi di tutte le età, fino anche agli adolescenti (non erano rari i casi in cui si dava del vino a qualcuno, scoprendo poi che era un bambino di 10 anni, magari un po' più cresciuto degli altri).
Ah ho 30 anni, non si parla di secoli fa!
http://blog.libero.it/FataMatta//commenti.php?msgid=12452070&id=156440
Inoltre nel pordenonese fino a qualche anno fa c'era l'usanza di non sparecchiare la tavola il 31 ottobre perché sarebbero passati i morti a condividere la cena.